venerdì 1 marzo 2019

1° MEDITAZIONE "SE TU CONOSCESSI IL DONO DI DIO"




'Gesù e la samaritana al pozzo', 2017, 
acrilico su tavola, sala del Servizio Diocesano di ascolto familiare 
Il Pozzo, presso la diocesi di Latina 
Giorgia-Eloisa Andreatta


  
“ SE TU CONOSCESSCI
IL DONO DI DIO”
(Gv. 4, 5-42)

 A cura di Sr. Maria Stella

  
In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna».
«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Spunti per la meditazione

La Palestina ai tempi di Gesù si suddivideva in tre regioni principali: la Galilea a Nord, la Samaria, zona intermedia, e la Giudea a Sud. Samaria è il nome di una regione geografica, storica e politica ed è la regione centrale della biblica Terra d'Israele. Il termine Samaria deriva forse da shâmar, 'guardare', quindi significa qualcosa di simile a 'prospettiva', 'osservatorio'. È il nome dell'antica città, situata quasi nel mezzo della Palestina, che fu la capitale del regno settentrionale ebraico detto anche d'Israele o di Samaria: oggi il piccolo villaggio che ne occupa il posto si chiama Sebasṭiyyeh.

La Samaria è una regione montuosa, mille evocazioni di personaggi e di eventi costellano la cronologia antica e sono ricordati sulle colline arrotondate o sulle dolci pianure di questa regione. I vestiti blu e bianco delle sue donne danno ancor oggi una nota di gioia al paesaggio. Vista in primavera, acquista una bellezza fresca e giovanile. I suoi innumerevoli oliveti, con il loro grigio verde, coprono il territorio come un manto reale. I monti Ebal e Garizim sono i monti delle maledizioni e delle benedizioni, male e bene mescolati indissolubilmente nel cuore di questa terra che sa di sofferenze e di gioie, dì sconfitte e di umiliazioni, ma sa anche che di trionfo, come quello di Armaghedon, sulla sua frontiera nord, sarà del bene e la vittoria apparterrà a Dio e al suo Cristo. Le colline della regione, molto abbondanti, sono chiamale nella Bibbia" montagne di Efraim" perché questa tribù del regno del nord occupava gran parte del territorio montuoso di Samaria. Tra queste montagne si estendono fertili vallate come quelle di Dotan, di Sicar e di Silo, che producono ricchi raccolti di cercali, ortaggi e frutta, mentre le colline sono coperte di ulivi, di mandorli e di estesi boschi di pini, querce e terebinti.

L'ostilità tra Giudei e Samaritani durava da tanto tempo: risaliva addirittura al 700 a.C.  I Samaritani erano considerati dai Giudei nientemeno che scismatici, eretici e pagani.  Avevano usanze religiose e liturgiche diverse da quelle della capitale. Avevano costruito un tempio proprio, diverso da quello di Gerusalemme, dopo il ritorno dall’esilio a Babilonia, sul monte Garizim. A causa di questa ostilità, il viandante che doveva recarsi in Galilea, preferiva aggirare la Samaria e passare per la Transgiordania; la strada era più lunga, ma molto più sicura. Anche Gesù, nella maggior parte dei casi, faceva così, ma questa volta decide di attraversare la Samaria e giunge alla città di Sicar dove c'era il famoso pozzo di Giacobbe. Vi arriva verso mezzogiorno e, stanco del viaggio, si siede presso il pozzo.

Samaritana, è anche la donna protagonista di questo episodio e alla quale Gesù rivela la propria identità di Messia. Una persona identificata subito da un codice biologico (è donna) e da uno culturale (figlia di Samaria con i suoi riti, i suoi simboli, la sua cultura). È una donna senza nome, che ci rappresenta, che assomiglia a tutti noi. Gesù  per la prima volta porta la sua parola oltre i confini di Israele (l’evangelista dice che Gesù “doveva” passare per la Samaria verbo greco che tradotto sta ad indicare “bisognava, era necessario, doveva”) dilata gli orizzonti della sua missione con un progetto più ampio: al di sopra di tutti i codici, nel cuore di ogni uomo porta la sua presenza e significato.

La prima cosa che fa Gesù: supera la barriera e si mette a dialogare con la donna. Si presenta come uno che chiede, che ha bisogno … è stanco per il viaggio e la sua stanchezza è segno evidente di come egli abbia voluto condividere la nostra umanità, sperimenta la stanchezza fisica, la fatica di capirsi, il peso di ogni giorno, il dare senso alle occupazioni quotidiane … Si fa vicino ed è lui che chiede. In questo suo andare, libero e fecondo, fra gli stranieri, Gesù è maestro di umanità. Lo è con il suo abbattere barriere: la barriera tra uomo e donna, tra la gente del luogo e i forestieri, tra religione e religione. È maestro perché fonte di nascite: - fa nascere un incontro e un dialogo là dove sembrava impossibile, e questo a partire dalla sua povertà: «Ho sete!»
I temi che Gesù tocca sono due:  l’acqua viva e il culto autentico.
Nel procedere della conversazione, si ha un andirivieni di domande e risposte, come se la Samarita e Gesù si muovessero a passi di danza in una sorta di rituale del cuore. Danza che dopo i primi passi diventa  un procedere sempre più in profondità là dove l’acqua è “viva”. Gesù porta l’attenzione della donna al centro della conversazione: “Se conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice "dammi da bere". Chiede da bere, e promette da bere. E' bisognoso come uno che aspetta di ricevere, ed è nell'abbondanza come uno che è in grado di saziare. Se conoscessi - dice - il dono di Dio. Il dono di Dio è lo Spirito Santo. Ma il Signore parla alla donna in maniera ancora velata, solo a poco a poco penetra nel cuore di lei. Intanto la istruisce.
Gesù rivolge alla donna l’amabile esortazione: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice "dammi da bere", l'avresti pregato tu, ed egli ti avrebbe dato un'acqua viva.
Finora la tiene sulla corda. Infatti, comunemente si chiama acqua viva quella che zampilla dalla sorgente. L'acqua piovana, che si raccoglie nei fossi o nelle cisterne, non vien chiamata acqua viva. Potrebbe anche essere acqua di sorgente, ma se è stata raccolta in qualche luogo e non è più in comunicazione con la sorgente, essendone tagliata fuori, non si può più chiamare acqua viva. Acqua viva si chiama solo quella che si attinge alla sorgente.
Gesù le lancia una proposta: donarle per sempre dell'acqua viva.

La donna rimane ancorata al suo mondo, fatto di cose quotidiane, il pozzo, l’ acqua, la corda, la brocca. Gesù, invece, punta più in profondità. Ma non sempre le cose profonde sono quelle più comprensibili. Gesù accetta la donna così com'è e la donna si accorge degli indubbi vantaggi di tale proposta. Finalmente può recuperare del tempo, senza venire ogni volta ad attingere acqua.

Poi Gesù tenta un nuovo dialogo non partendo ancora dalla religione, ma dalla vita familiare.
Quella donna aveva avuto cinque mariti ed ora, chi aveva accanto, non era suo marito.
Il suo problema era l'incapacità di relazionarsi con un uomo con cui condividere la propria vita. La donna, però, si accorge che Gesù è un profeta. E appena si accorge di questo, è lei a iniziare il discorso, partendo dalla religione per arrivare al culto. 
Dal pozzo di Sicar si vede il monte Garizim, con il tempio dei samaritani; e attorno cinque alture su cui i coloni stranieri, che hanno ripopolato Samaria, hanno eretto cinque templi ai loro dei. Si può leggere in parallelo un messaggio metaforico: il popolo è andato dietro a cinque idoli, come la donna a cinque uomini.
Il problema della donna era il luogo dove adorare Dio. Per i giudei era Gerusalemme, per i samaritani il monte Garizim. Gesù sposta il problema e arriva alla sua radice. Dio si può lodare ovunque, poiché il culto è fatto in spirito e verità. Il culto si lega alla persona di Gesù che è la verità ed è un culto che aiuta a maturare tutto l'uomo. Davanti all'idea di Messia che intuisce la donna, finalmente Gesù si svela. "Sono io che ti parlo".
In quello stesso istante arrivano i discepoli e il discorso termina in modo improvviso.

Gesù non ha dato risposte precise, ma ha suscitato nella donna una domanda: " Che sia veramente Lui il Messia?" La donna ne parla ai Samaritani e questi sono contagiati dalle sue parole. Gesù si ferma alcuni giorni con loro. Alla fine i Samaritani riconoscono in Gesù il Salvatore del mondo.

Gesù ha fatto vivere alla donna un autentico percorso di fede. La accetta come donna, crede in lei, non si impone, parte dal suo lavoro e dalla sua vita familiare. Comprende che è importante suscitare la domanda e non solo dare risposte preconfezionate. Accetta il dialogo con tutte le sue sfide. La samaritana riconosce Gesù dapprima come un giudeo sconosciuto, poi come il profeta, poi il Messia e infine come il Salvatore. La Samaritana ha vissuto un autentico percorso di fede e Gesù è stato il suo compagno di viaggio.

A noi tutto questo cosa dice? Scoprire il dono di Dio nella nostra realtà di vita.
E’ l’amorevole invito che Gesù fa anche a noi oggi: “Se tu conoscessi il dono di Dio…”
Chiediamoci: riconosco questo dono?
Mi lascio interpellare da questa esortazione per fare il mio cammino di fede?
Voglio trovare quest’”acqua viva” che zampilla per l'eternità, che diventa acqua che disseta tutti quelli che incontro?
Rivedere la propria vita con questa chiave di lettura dovrebbe portarci ad essere più consapevoli, più attenti al nostro presente, più protesi verso gli altri e verso il futuro. 




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