III Domenica di
Quaresima Anno C
“In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
“In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
La morte da
sempre pone all’uomo gli interrogativi più grandi della sua esistenza e della
sua fine. In modo particolare eventi catastrofici, atti terroristici, epidemie
che coinvolgono persone innocenti, scuotono particolarmente la coscienza
dell’uomo circa il significato di tali fatti. E’ quanto ci riporta il Vangelo
di questa terza settimana di quaresima: che colpa avevano quei Galilei che
Pilato aveva fatto uccidere durante un’assemblea religiosa o per la disgrazia
avvenuta per la caduta della torre di Siloe.
Gesù tronca di
netto il nesso tra peccato personale e disgrazia. Dio non è un Essere
vendicativo che punisce il peccatore, è Padre e lotta sempre per la vita e la
conversione del peccatore: Convertitevi
altrimenti perirete allo stesso modo.
Ecco la sciagura che insidia subdolamente la vita dell’uomo e lo porta alla
rovina: il peccato.
E’ il peccato del’uomo la sciagura più grande nel quale
l’uomo posso incorrere, quello del non amore che produce l’annientamento del
genere umano: guerre fraticide, disastri ambientali causati del profitto
illecito, sfruttamento di persone e di interi popoli per la ricerca di profitti
economici, l’ingiustizia e la violenza cieca
e abietta.
Il Vangelo si
chiude con la parabola del fico sterile dove la pazienza dell'Agricoltore si oppone quella del Padrone
della vigna. Questa pazienza è il tempo della
conversione dato da Dio all'uomo di cui questa quaresima è simbolo ed occasione propizia.
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