venerdì 27 luglio 2012

CHI VUOL MOLTIPLICARE, PRIMA DIVIDA


XVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

In quel tempo, [...] Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. [...] Alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». [...] Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano [...].

La moltiplicazione dei pani non è un “gioco di prestigio” come da una lettura superficiale potremo definire, piuttosto un evento straordinario quanto semplice come quello della condivisione. Non occorrono formule magiche ne trucchi o inganni per moltiplicare il pane ma condivisione e solidarietà. Don Tonino bello diceva che vuol ben moltiplicare sappia prima dividere. Ecco l’aritmetica della solidarietà. La riprova di questo semplice discorso è sotto i nostri occhi ogni giorno: alla fame nel mondo ancora presente su questo nostro pianeta fa riscontro il problema dell’obesità dall’altra parte. Servirebbe sono un piccolo spostamento di risorse da noi paesi opulenti a quelli della povertà nella logica della condivisione. Ne avremo noi e loro e tutti avrebbe il necessario per vivere. Non a caso nella Messa il sacerdote ripete un gesto che Gesù compì nell’ultima cena per gli apostoli e che noi ripetiamo con tanta superficialità fino ad aver perso il suo significato “rivoluzionario”: prese il pane lo spezzò e lo diede loro dicendo, questo è il mio corpo donato per voi. Un gesto di condivisione che esprime amore, il solo che salva il mondo!

Per una lettura personale
(Letture: 2 Re 4,42-44; Salmo 144; Efesini 4,1-6; Giovanni 6,1-15)

sabato 21 luglio 2012

IL RIPOSO ILLUMINA E DA' SENSO AL LAVORO


XVI Domenica del Tempo ordinario – Anno B

Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto [...]. Ed egli disse loro: «Venite in disparte [...], e riposatevi un po'». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e [...] accorsero là a piedi [...]. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore [...].

Siamo figli dell’attivismo, tutto si misura sul fare, tutto ha senso se si produce sempre di piu’ in una logica del consumismo sempre piu’ spietato. E’ una analisi molto semplice questa, che nasce dal nostro vissuto quotidiano, che bene o male ci condiziona tutti. Non esistono piu’ giorni ferali e festivi ma tutti sono giorni del comperare e del vendere. Si potrebbe andare avanti chissa’ quanto a descrivere questo nostro mondo fondato sulla logica del mercato senza piu’ attenzione all’uomo. Il Vangelo di oggi ci dice che Gesu’ non e’ tanto preoccupato di quello che gli apostoli avevano fatto ma su di loro stessi. Prima viene l’Uomo, con i suoi bisogni, con le sue esigenze, con il suo vissuto, dopo quello che ha fatto. E’ l’Uomo che da valore al lavoro e non viceversa. Un mondo da rovesciare o meglio da ordinare con logiche Umane, come Gesu’ ci ha insegnato.

(Letture: Geremia 23,1-6; Salmo 22; Efesini 2,13-18; Marco 6,30-34)

venerdì 13 luglio 2012

A DUE A DUE


XV Domenica 
Tempo ordinario-Anno B

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

C’è un duplice movimento che Gesù richiede ai suoi discepoli. Il primo: chiamò a sé, il secondo prese a mandarli. La priorità dei futuri apostoli e prima stare con Gesù, fare esperienza della sua vita e successivamente andare verso gli altri non per fare adempi ma per annunciare quanto loro stessi hanno vissuto e scoperto nella loro vita. Tutto questo nella ”povertà” dei mezzi compresi la loro umanità che non si fonda su sublimità di dottrina o di eloquenza ma sulla carica della loro esperienza appassionata. Non si può dare se non abbiamo a nostra volta ricevuto. Li manda contro tutto ciò che è impuro e male per ricondurre i cuori degli uomini alla purezza e alla bellezza originaria. Li manda ovunque c’è il male per curare i corpi e gli spiriti. Un lotta ancora oggi aperta e tutta da fare, confidando che il vincitore è solo Lui: Io ho vinto il mondo, anche nella nostra vita!

Per una lettura personale
(Letture: Amos 7,12-15; Salmo 84; Efesini 1,13-14; Marco 6,7-13). 

venerdì 6 luglio 2012

DIO SI INCONTRA NEL QUOTIDIANO


XIV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano [...]: «Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone [...]?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì.

I compaesani di Gesù, dopo un primo momento di stupore e di meraviglia per quello che Gesù diceva e per i suoi miracoli, passano ben presto alla critica fino ad arrivare a scandalizzarsi di lui. Ma che cosa determina simile atteggiamento? La risposta è che è il falegname, non l’onorevole o l’avvocato, il figlio di Maria, che loro hanno visto fin da bambino, che è cresciuto tra loro nella povera e semplice casa di Nazaret come tutti loro. Non sanno accettare che il Messia, l’Inviato di Dio, Dio stesso potesse vivere nella porta accanto alla nosrta, facendosi “prossino”, vicino ad ogni essere umano. Quello che è il Vangelo (inteso come la buona notizia) di Dio che si fa vicino alla sua creatura, diventa scandalo e follia, quell’uomo in tutto simile a me non può essere Dio! Eppure questa è la via che Dio ha scelto per venirci incontro, Giovanni nel suo Vangelo, con un tocco poetico scriverà: Dio ha piantato la sua tenda in mezzo a noi, quando ha preso la nostra povera umanità. Possiamo dire che Dio si incontra anche oggi non nell’eccezionalità o nello straordinario ma nella quotidianità della mia vita, negli occhi trasparenti di un bambino, nel borgo dimenticato dagli uomini ma vicino al Suo cuore.

Per una lettura personale:
 (Letture: Ezechiele 2,2-5; Salmo 122; 2 Corinzi 12,7-10; Marco 6,1-6)