sabato 17 febbraio 2018

I Domenica di Quaresima Anno B

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».


Il Vangelo di Marco non riporta, a differenza di Luca e Matteo, il contenuto delle tentazioni di Gesù, ma ci ricorda l'essenziale: e subito lo Spirito lo sospinse nel deserto, e nel deserto rimase quaranta giorni tentato da Satana.
Che cos’è la tentazione? Non è di sè per se un peccato, quanto un momento in cui l’uomo deve scegliere tra due possibilità: quella del bene e quella del male.
E’ un momento di crisi nel senso etimologico della parola ove crisi significa giudizio. L’uomo è chiamato nella tentazione ad esprimere un giudizio sulle due contrastanti possibilità di scelta ed decidersi, autodeterminarsi, intraprendere una direzione di cammino.

Nella preghiera del Signore detta anche Padre nostro diciamo a Dio di non indurci in tentazione (nella nuova versione proposta onde evitare possibili equivoci sul fatto che Dio possa indurre al male, viene proposta la nuova versione: non ci lasciare soli nella tentazione ma liberaci dal male). Dio non ci induce mai al male, solo il suo avversario lo farà, Dio gioca sempre per il bene dell’uomo e per la sua salvezza.
Detto questo occorre capire che l’uomo è sottoposto alla prova per tale motivo e a ragione della sua intrinseca fragilità nel giudizio, deve ricorrere all’aiuto della preghiera come Gesù stesso fece nell’orto del Getsemani: “Padre, se vuoi allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia volontà, ma la tua volontà”. La tentazione si supera positivamente nel compiere la volontà di Dio che è sempre il vero bene per l’uomo.


 (Letture: Genesi 9,8-15; Salmo 24; 1 Pietro 3,18-22; Marco 1,12-15)

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