Santissima Trinità. Anno A
“In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio”.
Celebrata la Solennità della Pentescoste, compimento della Pasqua con il
dono dello Spirito Santo alla Chiesa nascente, in questa Domenica del Tempo
Ordinario, celebriamo la Solennità della SS. Trinità.
Come prima cosa Gesù fa una rivelazione a Nicodèmo e a tutti i
“ricercatore di Dio” una rivelazione fondamentale:
Dio ci ama come solo lui sa fare infinitamente. Dio ha tanto amato il mondo,
fino a donarci il suo Figlio unigenito. San Paolo nell’inno ai Filippesi ci
ricorda che il segno dell’Amore del Padre sarà il Figlio che umilierà se stesso
assumendo la condizione umana, lui che è Dio con il Padre, e a morire per noi
sul legno della croce.
“Da dare il suo Figlio”: nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con un altro verbo concreto, pratico,
forte, il verbo dare. “…Non c'è amore più grande che dare la propria
vita...”. Amare non è un puro fatto sentimentale, non equivale a emozionarsi o
a intenerirsi, ma a “dare”, un verbo che esige mani e gesti.
Padre e Figlio uniti
indissolubilmente in questo progetto d’amore per la salvezza di tutti noi.
L’amore indissolubile del Padre e del Figlio é lo Spirito Santo.
“Perché chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna”. Il
Mistero della SS. Trinità non è un rompicapo teologico da spiegare o da capire,
ma l’origine e la fonte di un progetto per la salvezza dell’uomo, perché non si
perda, rovinando se stesso e gli altri, ma abbia la pienezza della vita, ora e
nel futuro. E questo dono di vita non è
solo per l’uomo, ma per tutta la creazione. L’universo intero, quello che Giovanni chiama “mondo”
sta a cuore a Dio. Come all’origine della creazione: l’uomo è il giardiniere a
cui è affidata la cura di tutta la creazione.(Letture: Esodo 34, 4-6.8-9;
Deuteronomio 3, 52-56; 2 Corinzi 13, 11-13; Giovanni 3, 16-18)
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