IV
Domenica Quaresima “Laetare” - Anno B
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel
deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque
crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare
il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la
vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il
mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è
condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel
nome dell'unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
In
questo austero cammino quaresimale, come ci ricorda la liturgia, incontriamo
questa domenica detta “laetare”, ovvero
della gioia, una sorta di oasi posta nel deserto di questo cammino per
rinfrancarci e ritrovare forze per concluderlo con la grande celebrazione della
Pasqua.
Il
motivo di tanta gioia e scritto a chiare lettere nel brano del Vangelo di
questa domenica: Dio ci ama tanto da darci in dono il suo Figlio come fratello,
come amico e compagno di vita per tutti noi. Questo amore si spingerà fino a
dare la sua vita per noi: “non esiste amore più grande di questo, dare la vita
per i propri amici”.
Nella
notte di Nicodemo, le tante notti dell’uomo, le nostre notti, quelle del dolore,
della prova, della sofferenza, della solitudine, Dio illumina queste tenebre
con l’annuncio del suo amare per noi con la luce e la gioia del primo mattino
di Pasqua, quando la pietra del sepolcro sarà ribaltata e la vita traboccherà
nei cuori degli uomini di ogni tempo. La gioia della Pasqua è proprio questo: un
amore così grande da vincere anche la morte, “perché più forte della morte è
l’Amore”, come ci ricorda il Cantico dei Cantico, inno all’amore umano,
scintilla, rispetto a quello Divino, piccola goccia in confronto all’oceano di
Dio. Pasqua, festa dell’Amore che vince su tutto: morte e schiavitù dal male,
da celebrare e vivere ogni giorno.
(Letture: 2 Corinzi 36,14-16.19-23; Salmo 136; Efesini 2, 4-10; Giovanni 3, 14-21).
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