XIX domenica - tempo ordinario Anno A
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». [...]
E’ strano il verbo usato da Matteo che mette sulle labbra di Gesù all’inizio del Brano: “costrinse”. A prima vista suona come una sorta di violenza, di coercizione, a mio avviso fa parte di un piano preciso per vedere come si sarebbero comportati i discepoli senza di Lui. Gesù si prende cura di tutti e dà fiducia ai suoi discepoli chiedendo loro di “precederlo sull’altra riva” perché lui deve “congedare la folla”.
Arrivano le
difficoltà, la paura e i discepoli si sentono abbandonati, sono messi alla
prova.
Sul finire della
notte, quando ormai hanno messo tutto il loro impegno e le loro forze, arriva
Gesù…
Occorre passare
tutta la notte a remare, non è tolta la fatica dei rematori, ai discepoli è
chiesto coraggio e perseveranza, ma Gesù
non abbandona viene incontro al nostro presente come non ce lo saremmo mai
aspettato, in modo inusuale, sorprendente e miracoloso: camminando sulle acque.
Le sue parole sono di incoraggiamento: “Coraggio, sono Io”.
E’ Pietro, come
spesso accade, a prendere la parola a nome di tutti. Chiede di andare da Gesù, cosa buona ma chiesta
nel modo sbagliato, camminando anche lui sulle acque. Gesù vuole che lo
incontriamo nelle semplicità e nella quotidianità della nostra vita e non nella
grandiosità del miracolo. Dio non si impone mai ma si propone all’uomo. Gesù
lascia libero Pietro di provare ma la sua fede non è ancora matura, si lascia
impaurire delle avversità e comincia ad affondare.
Dubbio e fede. Indivisibili. A contendersi in
vicenda perenne il cuore umano. Ora so che qualsiasi mio affondamento può
essere redento da una invocazione gridata nella notte, gridata nella tempesta
come Pietro, dalla croce come il ladro morente. “Gesù salvami!”
(Letture: 1 Re
19,9.11-13; Salmo 84; Romani 9,1-5; Matteo 14,22-33)
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