L’Ascensione è la festa che ci
“costringe” a sollevare il nostro sguardo verso il “cielo” dove Gesù ci da
appuntamento.
Non è cosa
da poco riuscire a sollevare il nostro sguardo dalle cose della terra, con gli
impegni, i dolori e le preoccupazioni quotidiane. Non è facile capire che il
punto finale della nostra storia personale e sociale si concluderà in “cielo”.
Occorre coniugare la dimensione “orizzontale” della vita con quella “verticale”,
una sorta di “cruciverba” dell’esistenza.
Il cielo sopra di noi e il cielo
dentro di noi, la vita abbarbicata alla terra e l’infinito di vita che ci
portiamo dentro e che ci supera. E’ come far incontrare le due dimensioni,
orizzontale e verticale, tra di loro: la gioia e il dolore, l’amore e l’odio.
La Parola sulla croce, il ”cruci-verba” della nostra storia personale che alla
fine avrà come soluzione la vita senza fine.
Andate,
verbo di movimento per allargare il cerchio dei discepoli fino ad abbracciare
il mondo intero, come il propagarsi delle onde prodotte dal sasso caduto in uno
stagno, via, via sempre più grandi fino ad arrivare a toccare le sponde
estreme. Andare: verbo che ci ricorda la terra e l’orizzonte ove noi dobbiamo
vivere ed annunciare il Vangelo, forti di una presenza in noi che non ci
mancherà mai.
Ascensione,
non festa di una assenza, ma di una nuova dimensione di vita che ora attendiamo
nella fede. Ci aiuta San Agostino con una sua frase celebre pronunciata in
occasione della dipartita dei nostri cari: “coloro che amiamo e che ci sembra
di aver perduto non sono più dove sapevamo essere ma ora sono ovunque siamo.”
La
dimensione Alta della vita, questo ci dice la festa attuale, con il nostro
presente fatto di impegno e di testimonianza,
insegnando con la nostra vita che Gesù vive in noi e non più con noi come
prima, quando era con i suoi apostoli in Galilea, forti della sua Parola: Io
sono con voi fino alla fine del mondo.
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