Per i bambini di Betlemme
L’iniziativa alla parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo
Don Mario, insieme alle suore del Verbo Incarnato di Betlemme, si occupa di gestire la casa di accoglienza Hogar Nino Dios (Casa di Gesù Bambino) di Betlemme, posta ad appena 50 metri dalla Basilica della Natività, e creata grazie all’importante apporto dell’Unitalsi e del Governo italiano. La struttura conta attualmente 22 bambini, tutti con disabilità o con ritardi mentali, nati in famiglie appartenenti a contesti sociali e religiosi in cui le malformazioni congenite sono ancora viste come una "punizione divina".
«Nascere oggi a Betlemme non è una grande fortuna – spiega "Abuna" Mario, come viene chiamato affettuosamente dai suoi collaboratori, mostrando alcune diapositive - e nascere con dei problemi è ancora peggio. Noi cerchiamo, dal 2005, di offrire una vita dignitosa a questi bambini, cercando e spesso riuscendo a trovar loro una famiglia. E abbiamo bambini appartenenti a qualsiasi religione. Purtroppo, a causa della presenza del muro, si vedrà crescere il numero dei neonati affetti da patologie genetiche, a cui vanno aggiunti forti problemi per il rifornimento idrico».
Il «muro» è una barriera di centinaia di km voluta dal governo israeliano per separare la Cisgiordania da Israele, cercando di arginare così il rischio di attentati suicida contro la popolazione. La costruzione (ancora in corso) ha portato alla confisca di molte terre appartenenti ai Palestinesi, isolando un’intera comunità. La perdita di aree coltivabili, oltre alle problematiche relative all’approvvigionamento e alla coltura dell’olivo, importante risorsa economica della zona, ha portato a un tasso di disoccupazione dell’80%; la costruzione del muro ha comportato problemi nelle comunicazioni e nei rapporti con le altre popolazioni (con aumento di incroci tra le famiglie, e la nascita di bambini con malformazioni), con limitazioni per l’accesso alle strutture sanitarie; la perdita di terre ha portato anche serie difficoltà nell’approvvigionamento idrico, vero motivo di rischio per rappresaglie e rivolte.
«Siamo al centro di una guerra stupida tra due popoli. Noi Cristiani, che siamo in minoranza, possiamo essere un ponte tra queste due culture. In questa situazione noi abbiamo due sfide importanti: non possiamo perdere la nostra umanità, pur in un clima di tali difficoltà, e divulgare la verità su ciò che sta accadendo in queste terre, verità spesso nascosta dai mass media internazionali. Per il problema dell’acqua, ad esempio, nessuno dice o scrive che non arriva nella nostra zona perché dall’altra parte del muro viene chiusa la tubazione. Quindi, è chiaro che la vera forma di giustizia, oltre a quella Divina, è la conoscenza dei fatti reali».
Insieme ai sacerdoti e alle suore con cui condivide il lavoro nella casa, don Mario organizza ogni settimana un momento di preghiera sotto gli Ulivi con la cerimonia eucaristica (in un terreno che il governo israeliano vorrebbe espropriare) e, ogni Venerdì, la recita del Santo Rosario di fronte al muro, come una sorta di «Intifada della preghiera, nonostante il freddo, la pioggia, il vento e i gas lacrimogeni », dice scherzosamente. E «un muro che ruba sorgenti d’acqua e spacca le relazioni non potrà mai portare la pace. Purtroppo alcune avvisaglie ci fanno capire che la situazione è sul punto di esplodere, e abbiamo molta paura. Da questa battaglia non ci saranno vinti e vincitori: o viviamo tutti in armonia o moriamo insieme».
Padre Gabriele Bezzi, parroco di SS. Pietro e Paolo, ha concluso l’incontro con l’accensione della candela per la pace sull’altare della Croce, di fronte alla raffigurazione dei Re Magi, e con una preghiera in comune per la Terra Santa.
Per essere informati sulle attività di don Mario e degli altri operatori della casa, nonché delle associazioni collegate:
Associazione Habibi: www.associazionehabibi.org
Blog Don Mario, "Io vivo ALDILA’ del Muro": http://abunamario.wordpress.com/
Padre Bezzi, Gli Angeli di Betlemme: http://angelidibetlemme.blogspot.it/Caritas Baby Hospital,
www.aiuto-bambini-betlemme.it
«Nascere oggi a Betlemme non è una grande fortuna – spiega "Abuna" Mario, come viene chiamato affettuosamente dai suoi collaboratori, mostrando alcune diapositive - e nascere con dei problemi è ancora peggio. Noi cerchiamo, dal 2005, di offrire una vita dignitosa a questi bambini, cercando e spesso riuscendo a trovar loro una famiglia. E abbiamo bambini appartenenti a qualsiasi religione. Purtroppo, a causa della presenza del muro, si vedrà crescere il numero dei neonati affetti da patologie genetiche, a cui vanno aggiunti forti problemi per il rifornimento idrico».
Il «muro» è una barriera di centinaia di km voluta dal governo israeliano per separare la Cisgiordania da Israele, cercando di arginare così il rischio di attentati suicida contro la popolazione. La costruzione (ancora in corso) ha portato alla confisca di molte terre appartenenti ai Palestinesi, isolando un’intera comunità. La perdita di aree coltivabili, oltre alle problematiche relative all’approvvigionamento e alla coltura dell’olivo, importante risorsa economica della zona, ha portato a un tasso di disoccupazione dell’80%; la costruzione del muro ha comportato problemi nelle comunicazioni e nei rapporti con le altre popolazioni (con aumento di incroci tra le famiglie, e la nascita di bambini con malformazioni), con limitazioni per l’accesso alle strutture sanitarie; la perdita di terre ha portato anche serie difficoltà nell’approvvigionamento idrico, vero motivo di rischio per rappresaglie e rivolte.
«Siamo al centro di una guerra stupida tra due popoli. Noi Cristiani, che siamo in minoranza, possiamo essere un ponte tra queste due culture. In questa situazione noi abbiamo due sfide importanti: non possiamo perdere la nostra umanità, pur in un clima di tali difficoltà, e divulgare la verità su ciò che sta accadendo in queste terre, verità spesso nascosta dai mass media internazionali. Per il problema dell’acqua, ad esempio, nessuno dice o scrive che non arriva nella nostra zona perché dall’altra parte del muro viene chiusa la tubazione. Quindi, è chiaro che la vera forma di giustizia, oltre a quella Divina, è la conoscenza dei fatti reali».
Insieme ai sacerdoti e alle suore con cui condivide il lavoro nella casa, don Mario organizza ogni settimana un momento di preghiera sotto gli Ulivi con la cerimonia eucaristica (in un terreno che il governo israeliano vorrebbe espropriare) e, ogni Venerdì, la recita del Santo Rosario di fronte al muro, come una sorta di «Intifada della preghiera, nonostante il freddo, la pioggia, il vento e i gas lacrimogeni », dice scherzosamente. E «un muro che ruba sorgenti d’acqua e spacca le relazioni non potrà mai portare la pace. Purtroppo alcune avvisaglie ci fanno capire che la situazione è sul punto di esplodere, e abbiamo molta paura. Da questa battaglia non ci saranno vinti e vincitori: o viviamo tutti in armonia o moriamo insieme».
Padre Gabriele Bezzi, parroco di SS. Pietro e Paolo, ha concluso l’incontro con l’accensione della candela per la pace sull’altare della Croce, di fronte alla raffigurazione dei Re Magi, e con una preghiera in comune per la Terra Santa.
Per essere informati sulle attività di don Mario e degli altri operatori della casa, nonché delle associazioni collegate:
Associazione Habibi: www.associazionehabibi.org
Blog Don Mario, "Io vivo ALDILA’ del Muro": http://abunamario.wordpress.com/
Padre Bezzi, Gli Angeli di Betlemme: http://angelidibetlemme.blogspot.it/Caritas Baby Hospital,
www.aiuto-bambini-betlemme.it
Fabio Figara
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