I segni
dei tempi Le sfide del mondo contemporaneo
“I
farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che
mostrasse loro un segno dal cielo”.
“Un segno dal cielo”, un segno che scenda sulla terra dal cielo, un
segno speciale, eccezionale: i sadducei ed i farisei non hanno colto l’essenza
di Gesù, la Verità; hanno dinanzi a loro il Figlio di Dio, il Verbo fatto
carne, ma si sono avvicinati a Lui unicamente per metterlo alla prova, non
hanno saputo vedere ed accogliere il Segno donato loro dal Cielo.
Sono così immersi nel loro mondo, nelle loro sicurezze
materiali, intrisi della loro cultura, dei loro ragionamenti, che non hanno
occhi per vedere, menti per capire, cuori per amare.
E’ stato loro donato un segno grande dal Cielo, il Segno dei
segni, hanno il Cielo innanzi e lo avvicinano unicamente per metterlo alla prova e chiedere che mostrasse
loro un segno dal cielo, quando il Segno era proprio lì, davanti ai loro occhi.
I farisei ed i sadducei, uno spaccato di storia lontana nel
tempo, ma pur sempre uno spaccato della nostra
umanità della nostra presunzione di onnipotenza che acceca ed impedisce
di cogliere l’essenziale.
“Sapete dunque
interpretare l’aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?”:
Gesù risponde con una domanda, non risponde con una affermazione, risponde alla
provocazione con una provocazione.
Alla provocazione rivoltagli per metterlo alla prova Gesù
contrappone la provocazione per salvare.
Gesù non rivolge ai farisei ed ai sadducei alcuna condanna,
alcun giudizio, ma vuole interpellare, aprire un varco per tentare di
raggiungere le loro menti e quindi i loro cuori e quindi aprire i loro occhi al
Segno disceso dal Cielo.
“Una generazione
perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il
segno di Giona”: Gesù trascende il contesto dell’incontro con i farisei ed
i sadducei, va oltre l’accadimento storico e si rivolge alla generazione
perversa ed adultera del suo tempo e di ogni tempo, si rivolge a tutta
l’umanità ed afferma chiaramente che nessun segno sarà dato se non il segno di
Giona, il segno vetero testamentario che prefigura la Sua morte e la Sua
resurrezione.
I fariesi ed i sadducei hanno vissuto il tempo
dell’Incarnazione, sono stati contemporanei della vicenda terrena di Gesù, lo
hanno incrociato per strada, gli hanno parlato ma erano troppo immersi nel loro
mondo che non hanno saputo distinguere il Segno dal Cielo, così come noi oggi immersi
nel del terzo millennio, immersi nel nostro mondo contemporaneo, rischiamo di non
distinguere i segni dei tempi e di non incontrare l’Unico Segno che dobbiamo
cercare e che dobbiamo vivere.
Nell’oggi che ci è stato dato di vivere, segnato dalle
profonde ferite del nostro mondo contemporaneo, è presente il Segno del Cielo,
oggi come allora e come sempre.
Non siamo nati per essere lasciati naufragare negli abissi di
un oceano senza luce e senza pace, ma siamo figli di un Padre.
L’oggi ci colloca in uno spazio determinato ed in un preciso
contesto temporale: ogni sfida è racchiusa nell’oggi, così come ogni occasione
di Salvezza ci viene offerta nell’oggi.
L’oggi, il qui adesso, la quotidianità è la dimensione del
nostro vivere.
La storia è un susseguirsi smisurato di oggi, di quotidianità.
E noi, proprio noi, nella nostra infinita piccolezza, tutti
noi e ciascuno di noi, siamo autori della nostra storia, siamo tutti
corresponsabili, nel bene e nel male, della nostra storia.
Ci è stato dato di vivere quest’oggi per portare un piccolo
frammento di storia al Padre, per contribuire a ricondurre la storia al Padre
che ne è il Vero Autore.
San Francesco d’Assisi non è santo perché ha vissuto nel
Medioevo, ma semplicemente perché ha vissuto il Medioevo con tutte le sfide e
le croci di quel suo tempo riuscendo a cogliere il segno di Giona: è scivolato
e naufragato nelle sfide della sua contemporaneità ma ha riconosciuto in Gesù
il figlio del Padre ed ha abbracciato la Croce ed ha disteso le sue braccia sul
legno della Croce e si è fatto uno con Gesù.
Ha abbracciato la Croce ha conosciuto l’Amore, l’Amore
Infinito, l’autore della storia ed ha amato il povero, il lebbroso, la fame, il
freddo, la dura roccia e la sofferenza tutta nel corpo e nello spirito fin
tanto da incarnare la sofferenza sublime del Figlio di Dio.
I farisei ed i sadducei si sono mantenuti distanti da Gesù, non hanno saputo fare
spazio a Gesù nella loro vita: il Segno dal Cielo era in mezzo a loro ma essi
non l’hanno riconosciuto.
Ogni tempo della storia è tempo di grazia per distinguere i
segni dei tempi, così anche nel nostro mondo contemporaneo, pur con tutte le
sue pericolose insidie e piaghe profonde, Gesù è pronto ad accoglierci.
RIFLESSIONE
Non importa quanto siamo piccoli, limitati, spaventati ciò che
conta è lasciarci coinvolgere dall’Amore.
Il mondo contemporaneo è intriso di veleni, soffocato da una
cultura relativista e dal dilagare di diritti e pretese che stanno distruggendo
la famiglia, cellula primaria sulla quale poggia tutta la società ma ancora
oggi Gesù ci interpella, come fece al tempo dei farisei e dei sadducei,
rispondendo alle nostre provocazioni con la stessa risposta di allora: “Quando
si fa sera, voi dite: bel tempo, perché il cielo rosseggia; e al mattino: oggi
burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l’aspetto
del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?”.
-I fatti di cronaca ci turbano e talvolta accadono proprio nel
nostro contesto abitativo, lavorativo, familiare.
-Sembra che tutto sfugga ad ogni possibilità di controllo.
-Ci sentiamo impotenti, disorientati, piccoli.
-Talvolta arrabbiati, desiderosi di fare qualcosa senza sapere
da dove iniziare.
Un segno ci è stato dato: il segno di Giona, Gesù morto e
risorto, Gesù presente nella Messa, nel fratello, nella sofferenza, nella
natura.
Gesù ci interpella e ci chiama a farci uno con Lui e sarà Lui
a guidare i nostri passi, a santificare il nostro quotidiano ed a sanare le
nostre ferite, le ferite della nostra famiglia, del nostro ambiente di lavoro,
del nostro paese, e così all’infinito.
Daniele e Maria-Giovanna
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