lunedì 1 aprile 2019

2° Meditazione: I SEGNI DEI TEMPI, LE SFIDE DEL MONDO


I segni dei tempi Le sfide del mondo contemporaneo

“I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo”.
Un segno dal cielo”,  un segno che scenda sulla terra dal cielo, un segno speciale, eccezionale: i sadducei ed i farisei non hanno colto l’essenza di Gesù, la Verità; hanno dinanzi a loro il Figlio di Dio, il Verbo fatto carne, ma si sono avvicinati a Lui unicamente per metterlo alla prova, non hanno saputo vedere ed accogliere il Segno donato loro dal Cielo.
Sono così immersi nel loro mondo, nelle loro sicurezze materiali, intrisi della loro cultura, dei loro ragionamenti, che non hanno occhi per vedere, menti per capire, cuori per amare.
E’ stato loro donato un segno grande dal Cielo, il Segno dei segni, hanno il Cielo innanzi e lo avvicinano unicamente  per metterlo alla prova e chiedere che mostrasse loro un segno dal cielo, quando il Segno era proprio lì, davanti ai loro occhi.


I farisei ed i sadducei, uno spaccato di storia lontana nel tempo, ma pur sempre uno spaccato della nostra  umanità della nostra presunzione di onnipotenza che acceca ed impedisce di cogliere l’essenziale.
Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?”: Gesù risponde con una domanda, non risponde con una affermazione, risponde alla provocazione con una provocazione.
Alla provocazione rivoltagli per metterlo alla prova Gesù contrappone la provocazione per salvare.
Gesù non rivolge ai farisei ed ai sadducei alcuna condanna, alcun giudizio, ma vuole interpellare, aprire un varco per tentare di raggiungere le loro menti e quindi i loro cuori e quindi aprire i loro occhi al Segno disceso dal Cielo.
Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona”: Gesù trascende il contesto dell’incontro con i farisei ed i sadducei, va oltre l’accadimento storico e si rivolge alla generazione perversa ed adultera del suo tempo e di ogni tempo, si rivolge a tutta l’umanità ed afferma chiaramente che nessun segno sarà dato se non il segno di Giona, il segno vetero testamentario che prefigura la Sua morte e la Sua resurrezione.
I fariesi ed i sadducei hanno vissuto il tempo dell’Incarnazione, sono stati contemporanei della vicenda terrena di Gesù, lo hanno incrociato per strada, gli hanno parlato ma erano troppo immersi nel loro mondo che non hanno saputo distinguere il Segno dal Cielo, così come noi oggi immersi nel del terzo millennio, immersi nel nostro mondo contemporaneo, rischiamo di non distinguere i segni dei tempi e di non incontrare l’Unico Segno che dobbiamo cercare e che dobbiamo vivere.
Nell’oggi che ci è stato dato di vivere, segnato dalle profonde ferite del nostro mondo contemporaneo, è presente il Segno del Cielo, oggi come allora e come sempre.
Non siamo nati per essere lasciati naufragare negli abissi di un oceano senza luce e senza pace, ma siamo figli di un Padre.
L’oggi ci colloca in uno spazio determinato ed in un preciso contesto temporale: ogni sfida è racchiusa nell’oggi, così come ogni occasione di Salvezza ci viene offerta nell’oggi.
L’oggi, il qui adesso, la quotidianità è la dimensione del nostro vivere.
La storia è un susseguirsi smisurato di oggi, di quotidianità.
E noi, proprio noi, nella nostra infinita piccolezza, tutti noi e ciascuno di noi, siamo autori della nostra storia, siamo tutti corresponsabili, nel bene e nel male, della nostra storia.
Ci è stato dato di vivere quest’oggi per portare un piccolo frammento di storia al Padre, per contribuire a ricondurre la storia al Padre che ne è il Vero Autore.
San Francesco d’Assisi non è santo perché ha vissuto nel Medioevo, ma semplicemente perché ha vissuto il Medioevo con tutte le sfide e le croci di quel suo tempo riuscendo a cogliere il segno di Giona: è scivolato e naufragato nelle sfide della sua contemporaneità ma ha riconosciuto in Gesù il figlio del Padre ed ha abbracciato la Croce ed ha disteso le sue braccia sul legno della Croce e si è fatto uno con Gesù.
Ha abbracciato la Croce ha conosciuto l’Amore, l’Amore Infinito, l’autore della storia ed ha amato il povero, il lebbroso, la fame, il freddo, la dura roccia e la sofferenza tutta nel corpo e nello spirito fin tanto da incarnare la sofferenza sublime del Figlio di Dio.
I farisei ed i sadducei si sono mantenuti  distanti da Gesù, non hanno saputo fare spazio a Gesù nella loro vita: il Segno dal Cielo era in mezzo a loro ma essi non l’hanno riconosciuto.
Ogni tempo della storia è tempo di grazia per distinguere i segni dei tempi, così anche nel nostro mondo contemporaneo, pur con tutte le sue pericolose insidie e piaghe profonde, Gesù è pronto ad accoglierci.  


RIFLESSIONE
Non importa quanto siamo piccoli, limitati, spaventati ciò che conta è lasciarci coinvolgere dall’Amore.
Il mondo contemporaneo è intriso di veleni, soffocato da una cultura relativista e dal dilagare di diritti e pretese che stanno distruggendo la famiglia, cellula primaria sulla quale poggia tutta la società ma ancora oggi Gesù ci interpella, come fece al tempo dei farisei e dei sadducei, rispondendo alle nostre provocazioni con la stessa risposta di allora: “Quando si fa sera, voi dite: bel tempo, perché il cielo rosseggia; e al mattino: oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi?”. 
-I fatti di cronaca ci turbano e talvolta accadono proprio nel nostro contesto abitativo, lavorativo, familiare.
-Sembra che tutto sfugga ad ogni possibilità di controllo.
-Ci sentiamo impotenti, disorientati, piccoli.
-Talvolta arrabbiati, desiderosi di fare qualcosa senza sapere da dove iniziare.
Un segno ci è stato dato: il segno di Giona, Gesù morto e risorto, Gesù presente nella Messa, nel fratello, nella sofferenza, nella natura.
Gesù ci interpella e ci chiama a farci uno con Lui e sarà Lui a guidare i nostri passi, a santificare il nostro quotidiano ed a sanare le nostre ferite, le ferite della nostra famiglia, del nostro ambiente di lavoro, del nostro paese, e così all’infinito.

Daniele e Maria-Giovanna  





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